Da circa sette anni, a un milione e mezzo di chilometri dalla Terra c’è un satellite che instancabilmente lavora per catalogare buona parte di ciò che vede nella Via Lattea, la nostra galassia. Il satellite si chiama Gaia, fa parte del programma scientifico dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA).
Gaia ha una forma che ricorda vagamente quella di un “sombrero”, infatti è costituito da un corpo centrale cilindrico montato su un disco. Il satellite si muove ruotando molto lentamente su se stesso e, grazie a due telescopi identici dei quali è accessoriato, può osservare più volte le stesse stelle, per tracciarne gli spostamenti.
Grazie alla sua incessante attività dal 3 dicembre 2020 GAIA ha reso possibile la pubblicazione di un nuovo catalogo astronomico con dettagli senza precedenti, a disposizione degli scienziati di tutto il mondo che, nei prossimi anni, consentirà agli astronomi di fare nuove scoperte non solo sul nostro vicinato cosmico, ma sulla storia in generale dell’Universo. Il terzo pacchetto di dati raccolti in 34 mesi di lavoro dalla sonda europea permette di conoscere con altissima precisione moto e posizione di circa 1,8 miliardi di stelle nella nostra galassia – la Via Lattea.
L’obiettivo primario della missione di Gaia è infatti proprio quello di rilevare la posizione e la velocità di quasi 2 miliardi di stelle, costruendo via via una mappa tridimensionale sempre più accurata della Via Lattea. Negli anni scorsi, il satellite aveva già consentito di ottenere un paio di mappe, ma, grazie ai dati da poco pubblicati nel nuovo catalogo “EDR3” (Early Data Release 3). Il catalogo fornito da Gaia è già oggi il più completo e dettagliato catalogo astrometrico stellare mai realizzato, grazie al quale gli astronomi hanno ora a disposizione misure molto più accurate sulla posizione e il moto di oltre 1,8 miliardi di stelle, ma la sonda continuerà a contare le stelle, almeno fino alla fine del 2025 e, tra poco meno di due anni EDR3 diventerà ancora più preciso perchè sarà integrato con un nuovo set molto ampio di dati: la nuova versione comprenderà anche un data base molto esteso sugli asteroidi del Sistema solare.
Quindi una mappa stellare tridimensionale senza precedenti, che fornisce informazioni su posizione, distanze, luminosità, colore e, addirittura, movimenti oscillatori e traiettorie delle stelle, da quelle più vicine a noi fino ai confini della galassia. Importante sottolineare che il questo complesso metodo per l’analisi dei dati stellari porta anche la firma italiana, come affermano il presidente dell’Agenzia spaziale italiana, Giorgio Saccoccia e Barbara Negri, responsabile Volo Umano e Strumentazione Scientifica dell’Asi, in quanto realizzato con la partecipazione al Data Processing and Analysis Consortium, ossia il consorzio di tutti gli istituti di ricerca europei che hanno la responsabilità dell’analisi e della valutazione dell’enorme enorme mole di dati rilevati in questa straordinaria missione.
Nello specifico uno dei 6 centri di data processing previsti in Europa per Gaia si trova a Torino presso Altec ed è lì che i dati raccolti vengono archiviati e poi elaborati per l’attività scientifica finale presso i team scientifici.
Fondamentale, soprattutto per la raccolta e l’analisi dei dati, il contributo dato alla missione dalla squadra di ricercatori e analisti messi a disposizione dallo Space Science Data Center dell’Asi e dall’Istituto nazionale di astrofisica, con il coordinamento di Mario Lattanzi dell’Inaf, responsabile della partecipazione nazionale alla missione Gaia e di Marco Castronuovo dell’Asi.
Tra i primi risultati di rilievo sono da sottolineare l’identikit di oltre 330mila stelle nei “dintorni” del Sole, entro una distanza di 100 parsec (quasi 330 anni-luce). Individuati anche anche 1.6 milioni di quasar, cuori di galassie lontane con buchi neri supermassicci al loro interno. Infine, è stata minuziosamente osservata la rotazione delle stelle nella Grande nube di Magellano e il flusso di stelle da questa fagocitata dalla Piccola nube di Magellano. Inoltre una mappa così dettagliata servirà alle prossime missioni per orientarsi meglio nello Spazio e chissà, forse, un giorno anche a raggiungere altri mondi.
Fonte: askanews.it/il Post
Credits: ESA